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Presentazione del libro e cd Xena Tango - Libreria L'Argonauta, Roma

Via Reggio Emilia, 89 - Roma (RM)

28/01/2015 18.30 mercoledì 28 gennaio 2015 dalle ore 18.30 alle 20.30

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Tesseramento: Ingresso libero

Un album e un libro raccontano il contributo della cultura italiana alla storia del tango. Partecipano il curatore del libro Giampiero Vigorito e la protagonista dell’album Roberta Alloisio che eseguirà alcuni brani dal vivo con l'accompagnamento di Gianluca Masetti al pianoforte. 
Conduce il giornalista Vittorio Castelnuovo. 
Alla serata interverranno alcune autrici dei racconti originali contenuti in "Xena Tango": Ingrid Mavrovic, Mariantonietta Pugliese e Francesca Gatto, quest'ultima leggerà alcuni passi del libro.

Giampiero Vigorito e Roberta Alloisio presentano "Xena Tango": un album e un libro che raccontano ed approfondiscono il contributo della cultura italiana nella storia del tango argentino.Il libro integra il disco e completa il progetto artistico voluto da Paolo Dossena di CNI e realizzato da due mostri sacri della musica argentina, Luis Bacalov e Walter Rios, insieme a Roberta Alloisio.Il volume, curato dal giornalista Giampiero Vigorito, ricostruisce le fasi più note ma anche le storie meno conosciute dei nostri connazionali in Sud America, i quali facendo leva sui suoni della loro terra d’origine e quelli dei luoghi che li stavano adottando, hanno esercitato una chiara influenza sull’evoluzione del tango. 270 pagine di documentazioni d’epoca, racconti, immagini e interviste ai protagonisti del progetto musicale registrato a Buenos Aires, Roma e Genova: su tutti Luis Bacalov, Giorgio Calabrese e Roberta Alloisio, curate in collaborazione con Ida Guglielmotti. Roberta Alloisio eseguirà alcuni brani dell’album accompagnata al pianoforte.Conduce la presentazione il giornalista Vittorio Castelnuovo.Alla serata interverranno alcune autrici dei racconti originali contenuti in "Xena Tango": Ingrid Mavrovic, Mariantonietta Pugliese e Francesca Gatto, quest'ultima leggerà alcuni passi del libro.

"Se il tango avesse una carta d’identità ufficiale, probabilmente ci sarebbe scritto: "nato in Argentina da genitori genovesi". Non sorprenda questa affermazione, anche se, quando parliamo di tango pensiamo all’Argentina come alla terra che ne ha visto la genesi. Ma, appunto, forse l’Argentina è stata testimone e nutrice, ma non genitrice del tango. I testi e le foto contenuti nel libro ricostruiscono le fasi più note ma anche le storie meno conosciute dei nostri connazionali in Sud America che, facendo leva sui suoni della loro terra d’origine e quelli dei luoghi che li stavano adottando, hanno esercitato una chiara influenza sulla nascita e sull’evoluzione del tango" (dall'introduzione al libro di Ida Guglielmotti)

"Il tango ha il sapore e il mistero di un viaggio. Di qualcosa che non smette mai di andare e venire. È il moto perpetuo dell’anima. La scia indelebile di chi ha navigato per l’Oceano e continua a sentire quella schiuma salata corrergli nelle vene. È per questo che le sue canzoni hanno il suono delle parole rimaste imprigionate nella gola: sono intrise della malinconia dei profumi e delle terre che ci si è lasciati alle spalle, degli affetti inesorabilmente lontani. Non a caso il suo marchio musicale è rappresentato dal bandoneón: il suo suono ha il respiro della nostalgia per i luoghi e le famiglie da cui la povertà li ha scaraventati verso un continente sconosciuto. Col tempo il tango è diventato “una filosofia, uno stile di vita, una malattia incurabile”. Se per Borges “gli argentini ricordano le barche ormeggiate nei moli”, a quegli emigranti sembra sia stata offerta a malapena la possibilità di tenersi a galla come relitti indefiniti. Una volta arrivati nei loro porticcioli di fortuna, le onde del destino hanno preso a schiaffeggiarli senza pace, hanno logorato le loro esistenze come cime di barche fantasma divorate dalla salsedine, sempre sul punto di spezzarsi. Per quei milioni di “viaggiatori” il tango ha rappresentato un nuovo pellegrinaggio nella propria anima, dopo quello reale avvenuto sui piroscafi con i quali in condizioni spesso disumane avevano attraversato l’oceano. Per questi uomini strappati alle loro origini il tango era diventato un suono e un ballo identitario, un ponte invisibile verso le famiglie lontane, il modo per raccontare la difficoltà d’integrazione, il duro lavoro quotidiano, le radici spezzate da raccogliere e riannodare per sentirsi ancora in vita. A Buenos Aires, già nell’800, si ritrovarono emigranti provenienti dalle più disparate zone d’Italia. Tra le comunità più numerose c’era quella dei Genovesi. I primi sobborghi della città furono costruiti con povere case colorate come quelle che avevano lasciato a Genova, gli odori di farinata e di pesce si facevano strada tra i vicoli del porto, superando gli ostacoli della miseria e della solitudine. I suoi poeti e narratori parlavano del quartiere La Boca come uno “scenario di amore e disamore, paradiso e inferno, muri e balconi, coraggio e paura, prostituzione e vino”; un palcoscenico che vide nascere e diffondersi in tutto il mondo quello che Jorge Louis Borges definì “una ventata, una follia che sfida gli anni frettolosi”. (dalla presentazione al libro di Giampiero Vigorito).

IL FASCINO DEL TANGO
In più di 130 anni di storia il tango non ha mai smesso di contagiare sempre più gente in tutto il mondo. Di diventare una filosofia, uno stile di vita, una passione impossibile da contenere. In tutto questo tempo ha superato crisi, ha subito cambiamenti, è andato avanti sopravvivendo alle mode, oscillando tra tradizione e modernità (un esempio su tutti quello del collettivo di artisti e dj che hanno sperimentato il tango attraverso l’elettronica come Gotan Project e che recentemente lo hanno invece rivisitato in maniera più classica con il nome di Plaza Francia). Negli ultimi tempi l’accelerazione che ha avuto il tango è stata ancora superiore. Qualcosa che non si registrava dai tempi di Astor Piazzolla. Solo qualche anno fa il giornalista del Corriere Maurizio Chierici aveva raccontato il dilagare del fenomeno tango: “A Buenos Aires si è aperta un’università del tango e subito corrono quattrocento allievi; gli americani crescono ogni giorno. Splendono nuovi locali non solo nel quartiere storico di San Telmo. E nei sofisticati alberghi della città, i quartetti di Mozart che accompagnano il tè spariscono per far posto a ballerini di tango. Fino a notte scivolano fra le colonne di marmo come un sogno di Fellini. Non a caso la Guida Pirelli di Buenos Aires, curata da Mario Bigongiari, dedica diciannove pagine al tango, e il libro del poeta Horacio Salas è tradotto ovunque. Un trionfo della malinconia. Perché Enrique Discépolo, una specie di Giacomo Puccini di questa musica, diceva che il tango è un pensiero triste che si balla”.Non è un caso che l’Unesco abbia annunciato nell’ottobre del 2009 l’inserimento del Tango argentino nel patrimonio dell’Umanità nominandolo “Bene Culturale Immateriale”. Grazie a questo riconoscimento Argentina e Uruguay possono ricevere una rendita per “la promulgazione, la conservazione e l’educazione di questo patrimonio culturale immateriale”. Un fondo destinato a educare i giovani talenti verso la scrittura lirica, la composizione musicale e il rinnovamento del genere. Non è un caso nemmeno che nel giro di questi ultimi anni abbiano a ripreso a fiorire nuove milonghe o che sempre più giovani stiano mostrando interesse a suonare il bandoneón. In 130 anni di storia il tango, più di qualsiasi altra forma espressiva, ha rapito e incantato la psiche dell’uomo moderno.In Italia il fenomeno ha addirittura subito una rivoluzione radicale. All’inizio il tango era interpretato alla stessa stregua di un valzer, di una mazurka, da orchestre e orchestrine da balera, con tanto di batteria con rullante e basso elettrico a “battere il tempo”, o diffuso dagli altoparlanti un po’ arrugginiti e tremolanti delle vecchie radio a valvole, quando su orchestre più classiche spiccavano le voci potenti ed eleganti dei vari Giorgio Consolini, Luciano Tajoli, Achille Togliani. Negli anni 70 con l’arrivo in Italia di Astor Piazzolla, e grazie alle apparizioni televisive in programmi di forte richiamo al fianco di Mina e alle collaborazioni teatrali con Milva danno uno scossone al limbo che aveva avvolto il tango in Italia fino a quel momento. Da quel momento il percorso è in discesa. Comincia lo studio delle radici di quella musica così bella, vengono riscoperti gli autori classici e tradizionali e le orchestre che soprattutto tra il 1936 e il 1946 contribuiranno ad attribuire al Tango la sostanziale caratteristica di musica per ballare. Sempre più spesso anche la danza entra nel nostro immaginario collettivo grazie al cinema degli anni 90 (il brano “Por Una Cabeza” di Gardel, in ben quattro film, nel giro di pochi anni, Scent Of A Woman, Schindler’s List, True Lies, Evita) e ancora i bellissimi Lezioni di Tango e Tango di Carlos Saura. Anche i blockbuster leggeri come Shall We Dance e Ti Va di Ballare, non fanno altro che spingere ancora sull’acceleratore della danza, che diventa un sogno al quale tutti vogliono partecipare, una magia che tutti vogliono sperimentare. All’inizio degli anni 90 aprono le prime scuole, a Bologna, a Torino, a Mantova, le roccaforti storiche del Tango Argentino in Italia. Il messaggio è da subito chiaro, in un panorama in cui quando si pensa a scuole di danza si pensa a gare, esibizioni, lustrini e paillettes: no, le prime scuole di tango ripartono dalla verdad del Tango. Il tango è un ballo sociale, aperto a tutti, se io abbraccio te, e il nostro abbraccio si congiunge con l’energia degli altri cento abbracci in questa sala, che gara può esserci? Viene fatto un lavoro di ricerca notevole che in pochi anni fa riguadagnare al nostro paese il tempo perduto. Si torna alle radici, si va a Buenos Aires a parlare coi vecchi milongueros che ballano da settant’anni e che non hanno mai frequentato una scuola di tango, hanno imparato guardando, sbagliando, e non hanno imparato solo i passi, ma anche il rispetto. 

Ufficio Stampa Compagnia Nuove Indye:Nadia Rosciano [email protected] 335.5649355 - Promozione Francesca Fidanza [email protected], [email protected] 06/86212085www.cnimusic.it - www.facebook.com/CompagniaNuoveIndye -www.facebook.com/xenatango

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